Apprendiamo con piacere che il processo per l’occupazione dello spazio Soverte di Carpi che aveva coinvolto attivisti dello Stella Nera è concluso nel migliore dei modi. La lotta per la liberazione e la collettivizzazione degli spazi continua.
Il processo è concluso ma le speculazioni nel suolo carpigiano non si fermano, il cemento sta gradualmente stringendo una morsa attorno all’area est ferrovia di Carpi, dove ancora resite il bosco e lo stabile protagonista di 6 mesi di autogestione.
Di seguito un articolo tratto da Stella Nera N°3 di un anno fa…
La casa è di chi l’abita, la terra di chi la lavora!
Liberiamo spazi, autogestiamo la città! Se non ora quando?
Nella rubrica dedicata alla riappropriazione di spazi, terreni e abitazioni, che ha avuto inizio lo scorso numero, tratteremo dell’ex conosrzio agrario di Carpi di via corbolani, protagonista dell’occupazione da parte del gruppo anarchico di Carpi nel 2011.
– EX CONSORZIO AGRARIO OCCUPATO-
Da un pò di tempo fuori dall’attenzione, non dimenticato ma non più centro di tante lotte come negli anni passati, l’ex consorzio agrario di Carpi resta ancora attualmente vuoto dopo lo sgombero del collettivo Soverte nel novembre 2011. Se si passa nei dintorni della zona destinata al progetto parco Lama, si nota che il cemento stà lentamente inziando a stringere una morsa sulle campagne nei pressi dell’edificio a partire da Via due ponti.
Dopo che ci fuorono sei mesi di vita all’interno dello stabile che ebbero inizio con un corteo molto partecipato per le vie di Carpi e tante iniziative e azioni all’interno e all’esterno degli stabili, abbiamo oggi da rispondere a 14 denunce che presto troveranno attenzione al tribunale di Modena. A cosa è servito lo sgombero? Ha riportato la legalità dello stato, edifici vuoti, all’abbandono e al degrado che con l’occupazione erano tornati a vivere, si sono velocemente ritrasformati in accoglienti ripari per spaccio e prostituzione.
Quello che con l’occupazione si era costruito in poco tempo dopo trent’anni di abbandono degli stabili, è stato riportato dalla loro concezione di giustizia nel nulla in cui era prima della liberazione dello spazio.
Laboratori, cene, spettacoli, cineforum, concerti, dibatitti, un percorso didattico naturalistico all’interno del bosco.
Queste sono le azioni illegali che sono state costruite dal basso con la partecipazione di tante individualità all’interno dello spazio.
La legalità è sempre usata a favore di chi detiene il potere, la legalità è una falsa giustificazione che nasconde dietro interessi e speculazioni, sopprusi e ingiustizie sociali. Ingiusto è secondo mè processare chi agisce senza nuocere realmente alla collettività. Tutto ciò che era stato costruito all’interno degli stabili, tutto ciò che era stato reso di nuovo agibile era completamente a spese di chi partecipava al progetto di autogestione e di chi voleva supportarne la lotta.
Oltre alla riqualificazione e alla collettivizzazione dello spazio si lottava contro la proposta di costruzione di un ennesimo parco artificiale, favola che seriviva unicamente come scusa alla realizzazione di innumerevoli abitazioni, parcheggi, strade nel perimetro dell’ipotetico Parco Lama.Unico intento devastare campi e terre, boschi ed edifici sotrici Carpigiani, per speculazioni tra mafia PD, CMB e vari beneficiari di edificazioni all’interno del suolo Caprigiano.
Per mè in questo caso chi nuoce alla collettività è chi possiede molto di più di quello che riesce realmente a utilizzare, chi acquista proprietà un pò ovunque, come la ditta proprietaria dell’ex consorzio, con la sola finalità di specularci. Acquistando quando il valore dell’immobile è “basso” e rivendendo quando magari il suolo diventa edificabile o di interesse per speculazioni.
Così i proprietari dello stabile in questione agiscono, speculando sul suolo che è di tutti. Per qualche assurdo motivo l’uomo è stato convinto che questa è giustizia. La consuetudine che la società ci impone, l’abitudine all’obbedienza e all’omologazione a cui siamo portati, ci convince a regole assurde e contro ogni principio naturale e di buon senso. Per mè la giustizia sociale non è nei tribunali dello stato, che garantisce sempre di più la libertà dei pochi a discapito dei tanti, degli sfruttatori a spese degli sfruttati. La giustizia sociale deve nascere dal basso, collettivamente, nel rispetto reciproco, nella solidarietà, nella collettivizazione, nell’autogestione, nel confronto collettivo. Per questo appoggeremo un eventuale nuovo percorso di riappropriazione degli stabili dell’ex consorzio e di tutti gli stabili e i terreni che sono mira di devastazioni e sopprusi. I confini, le proprietà e tutte le invenzioni che l’uomo ha escogitato per costruirsi privilegi, sono assurde regole basate sull’ipocrisia e lo sfruttamento, che nulla hanno a che spartire con le nostre idee di libertà e uguaglianza. Nessun tribunale, nessun giudice e nessuno sgombero potrà ostacolare i nostri percorsi autogestionari che cercano sempre più di dare una risposta concreta e reale in questa società allo sbando e al collasso.
Quando l’ultimo pesce sarà stato pescato,
quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
quando l’ultimo fiume sarà stato inquinato,
capirete che il denaro non si mangia.
[Citazione dal percorso nel bosco del Soverte “Murray Bookchin”]